Stiamo solo giocando? 4 spunti per usare la gamification come risorsa strategica nell’organizzazione di eventi

La gamification è di moda e lo è, tra l’altro, perché funziona. Ma esattamente a cosa può servire nel mondo degli eventi? Ecco 4 spunti per usarla in maniera strategica.
Nel mondo sempre più affollato e competitivo dell’organizzazione eventi è fondamentale stare sulla frontiera, sia dal punto di vista tecnologico che degli strumenti che si impiegano per progettare, creare e rendere fruibili le esperienze.  Le asticelle della funzionalità, della soddisfazione e del giudizio dei partecipanti, degli investitori e degli sponsor si alzano sempre di più e questo comporta che, mentre diventa imperativo poter contare su strumenti solidi, pratici e flessibili per la progettazione ed erogazione delle attività, diventa altrettanto importante essere innovativi rispetto alla proposta di contenuti e risorse.  Tra gli strumenti a disposizione, sicuramente una parte importante la gioca la gamification, ovvero l’utilizzo di elementi di gioco per coinvolgere il pubblico e migliorare l’esperienza complessiva dell’evento. Gli aspetti sia pratici che psicologici che la gamification può attivare sono infatti molti e questo rende il suo utilizzo un fattore non solo di moda e tendenza, ma anche strategico per l’impatto diretto che può avere sulle performance dell’evento. Come? Ecco 4 spunti.

Obiettivo 1: progettare a partire dalle esigenze e dai feedback

I giochi sono strumenti ottimi per fare una cosa importantissima: conoscere i partecipanti di un evento. Attraverso il meccanismo del gioco e il coinvolgimento che crea – al di là dell’ambiente, magari non proprio ludico nel quale viene impiegato – le persone possono esprimere se stesse, i loro desideri e obiettivi in maniera allo stesso tempo più libera e più mirata. 

Così si possono raccogliere informazioni preziose per progettare attività che funzionano meglio perché rispondono ai bisogni o alle attese delle persone. Inoltre, tutte queste informazioni possono aiutare gli investitori e gli sponsor a produrre quei famosi “contenuti di valore” a cui tutti ambiscono ma che spesso non si sa cosa siano (spoiler: sono le risposte a quello che le persone cercano e per conoscerli, spesso, basta chiederlo direttamente, meglio se attraverso strumenti che fanno anche divertire). 

Oltretutto, possono anche far risparmiare su attività che, non basandosi su interessi o gusti condivisi, potrebbero non essere apprezzate e produrrebbero quindi un uso non ottimale di risorse che – salvo casi rarissimi – sono sempre piuttosto scarse.

Obiettivo 2: incentivare l’esplorazione e l’interazione con l’ambiente

Spesso chi organizza eventi in presenza, online o ibridi lamenta che alcune zone dello spazio dell’evento sono poco frequentate.

Questo può portare ad una non ottimale esposizione delle attività che sono previste in questi spazi o, peggio, ad una visibilità limitata di sponsor ed espositori, con impatti pesanti sulla qualità complessiva dell’evento e sulla soddisfazione degli investitori. Anche in questo caso i giochi possono essere strumenti utili perché possono stimolare l’esplorazione dello spazio e la scoperta dell’evento in modo più attivo.

Niente come una mappa del tesoro in cui i partecipanti devono risolvere enigmi o completare attività per trovare indizi nascosti in tutto l’ambiente dell’evento può portare a frequentarne, in maniera attiva ed attenta, anche i luoghi meno evidenti.

Obiettivo 3: aumentare la motivazione e la partecipazione

“Datemi un punteggio e vi solleverò la partecipazione”. Potrebbe essere questo uno degli slogan da incidere sulla pietra di un’ideale targa dedicata alla gamification. Perché effettivamente il punteggio legato ad ogni gioco è una delle leve più importanti per creare motivazione e partecipazione.

La possibilità di primeggiare in una classifica diventa infatti una sirena difficilmente resistibile anche per gli esseri umani meno competitivi, che comunque ricevono una piacevole conferma del proprio valore a livello personale e sociale dal vedersi rappresentati ai primi posti di una lista. E non importa nemmeno che ci sia un premio alla fine della corsa, spesso, perché il premio è già quella visibilità condivisa. Noi stessi lo abbiamo sperimentato molte volte: basta piazzare strategicamente un monitor nella hall di massimo passaggio di un evento e trasmetterci sopra la classifica dei punteggi (e dei relativi concorrenti) aggiornata in tempo reale per creare una motivazione irresistibile alla partecipazione. 

Certo, poi questa partecipazione va indirizzata verso obiettivi strategici che dipendono dal singolo evento e che saranno diversi per un corso di aggiornamento (dove sarà importante che siano acquisite informazioni e nozioni) piuttosto che una fiera (dove magari sarà più importante che gli espositori siano visitati e acquisiscano lead di qualità), ma tutto può essere facilmente integrato in una struttura simile: quella che mette al centro la sana competizione tra le persone attraverso il gioco.

Obiettivo 4: rompere le barriere del networking

Si sa che, spesso, le persone partecipano agli eventi più per creare relazioni o nutrire quelle pre-esistenti che per fruire delle attività specifiche. L’aspetto relazionale è infatti fondamentale in ogni evento e, spesso, la vera ricompensa per il tempo, i soldi e le energie profuse per partecipare. 

Non sempre però queste relazioni si creano e si alimentano da sole e i giochi possono essere strumenti utili a facilitare le cose. Giochi di ruolo o simulazioni basate sul tema dell’evento, ad esempio, possono aiutare le persone ad entrare in relazione le une con le altre mentre assumono ruoli specifici e partecipano a scenari che coinvolgono la tematica dell’evento. 

Questo facilita la creazione di relazioni perché porta le persone fuori dal qui-ed-ora dove può esserci timidezza ed imbarazzo e permette di rompere anche quelle “bolle” di relazione che, a volte, limitano la potenza del networking. Attraverso l’assunzione di ruoli diversi dal proprio, anche se temporanei, sarà infatti più facile entrare in relazione anche con persone che avremmo più difficoltà ad incontrare “in real life” ma che, proprio per questo, possono produrre risultati di maggior valore.

 

I giochi sono quindi strumenti molto più potenti di quello che la nostra società è ancora spesso portata a pensare. Ma se la gamification esce – a volte anche con qualche eccesso, bisogna ammetterlo – dall’alveo del puro intrattenimento o dalla sfera dell’infanzia per estendersi ad ambiti anche molto diversi tra loro, lo fa principalmente perché è uno strumento potente e che funziona. 

Certo, funziona meglio se i giochi sono progettati con obiettivi precisi e sono poi costruiti perché siano raggiunti. E mentre questo mette al centro, ancora una volta, l’aspetto strategico della progettazione di tutte le attività legate ad un evento, almeno per gli strumenti e la consulenza relativa possiamo aiutarvi noi.

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