Eventi online ed eventi virtuali sono la stessa cosa?

Il coronavirus ci ha cambiato parecchio, a partire dalle parole che abbiamo iniziato ad usare con l’arrivo della pandemia. Da lockdown a quarantena, da Covid...

Il coronavirus ci ha cambiato parecchio, a partire dalle parole che abbiamo iniziato ad usare con l’arrivo della pandemia. Da lockdown a quarantena, da Covid a distanziamento sociale, tanti termini nuovi sono diventati ospiti fissi delle nostre conversazioni.
E nemmeno il settore nel quale mi muovo ogni giorno, nel quale opera SharEvent e nel quale, presumo, lavorate quotidianamente anche voi che leggete queste righe, è rimasto indenne da questa rivoluzione.

Mi riferisco in particolare all’esplosione che c’è stata nell’uso di due espressioni: “evento virtuale” ed “evento online”. Bella forza, direte voi. Il lockdown ha, dalla sera alla mattina, imposto la cancellazione di ogni evento “in presenza” ed ha costretto tutto il settore a riconvertirsi ad una dimensione alternativa.

La rapidità con la quale questa inversione di marcia è stata fatta, però, ha secondo me creato qualche confusione. La prima e più grande di tutte: “evento virtuale” ed “evento online” sono sinonimi? Ci sono varie scuole di pensiero a questo proposito, come sempre accade quando i fenomeni sono piuttosto nuovi. Ma per me la risposta è una sola: Sì

Che lo si chiami “evento online” o “evento virtuale”
si sta parlando della stessa cosa.

Proprio come sono la stessa cosa gli “eventi offline” e gli “eventi in presenza”. Volutamente non uso la contrapposizione classica tra reale e virtuale, perché il contrario di reale è anche “falso”, ma non c’è pressoché più alcuna correlazione tra virtuale e falso, oggi. E soprattutto non c’è nel nostro modo di lavorare.

Se poi mi chiedete perché sono così certo che siano la stessa cosa, sono anche in grado di argomentare con la stessa velocità con la quale SharEvent è stato in grado di portare gli eventi dei suoi clienti da onsite a completamente online all’arrivo del lockdown.
Lo faccio in tre punti.

1. Online non è il contrario di onsite
Da oltre vent’anni noi lavoriamo a fianco degli organizzatori di eventi aziendali mettendo loro a disposizione la tecnologia utile a:

  • semplificare l’organizzazione e gestione dell’evento;
  • arricchire l’esperienza dei partecipanti:
  • creare strumenti di apprendimento e coinvolgimento sempre più avanzati e funzionali;
  • costruire occasioni di business per sponsor, investitori, espositori.

Da ben prima di questa crisi siamo quindi responsabili di una bella fetta di quelle che poi, alla fine di ogni evento, sono il suo risultato finale e la soddisfazione di tutti i partecipanti.

E tutto questo lo facciamo aggiungendo un “livello” tecnologico sopra a quello fisico di un evento per arricchirlo. Un po’ come quando aggiungiamo il formaggio all’hamburger e così lo arricchiamo facendolo diventare un cheeseburger.

Proprio come nella facile – ma ditemi se non è chiara! – metafora qui sopra, quindi, SharEvent aiuta l’evento fisico a funzionare meglio apportando la tecnologia più adatta. Per questo per noi online non è il contrario di onsite, sono complementari.
Questo è tanto vero che gli eventi per noi possono essere un mix variabile tra queste due componenti, nascono già come ibridi dove gli ingredienti sono dosati per creare esattamente l’esperienza che si vuole far vivere alle persone.

2. Se Virtuale è irreale, non esiste
Il valore di un’esperienza, per voi, si misura nel suo essere tangibile? Mi spiego meglio: comprare un paio di scarpe è per voi necessariamente più arricchente, come esperienza, che visitare una mostra o dall’ascoltare un concerto? No, perché la soddisfazione che ognuno di noi ricava dal “fare qualcosa” non dipende dalla materialità o immaterialità di quel “cosa”. Dipende dai gusti, certo, dalle inclinazioni, dalle preferenze. Dipende anche da come quell’esperienza è organizzata, gestita, ci viene offerta e noi la viviamo.
Ma tutto questo ha ben poco a che fare con il suo essere materiale o immateriale.
Per questo è sbagliato contrapporre il virtuale al reale. Perché fa sembrare il primo infinitamente
meno valido del secondo. Tanto lontano che la distanza non potrà mai essere colmata.

Il mio consiglio a questo proposito è: non focalizzatevi sull’aggettivo, ma su quello che c’è dentro. Che lo si chiami virtuale o online, quello che conta è il tipo di esperienza che l’evento si propone di dare ai partecipanti, e come questa si armonizza con l’obiettivo del vostro evento, come valorizza il vostro brand, come apporta valore aggiunto per tutti gli stakeholders coinvolti e, non ultimo, per come consente a voi di gestire il tutto in maniera semplice, funzionale, veloce e con risultati misurabili.

3. Vale il contenuto, non il contenitore
E veniamo così al mio terzo ed ultimo punto.
Per farlo riprendo un attimo la considerazione dell’inizio, in particolare per quanto riguarda la velocità con cui la crisi ci ha chiesto di cambiare per non soccombere.
Forse più di altri settori, il nostro ha dovuto reagire in maniera veloce e positiva al cambiamento imposto. Questo ha fatto sì che prima di tutto ognuno ha tirato fuori dal cilindro le risorse che già aveva a disposizione, le ha messe a sistema, e ci ha fatto sopra sviluppo.
Vale anche per noi: se prima su 10 eventi 7 erano da supportare onsite e 3 da realizzare interamente online, nello spazio di una notte 10 su 10 sono stati da realizzare al 100% online in modo che si potessero realizzare negli stessi tempie la stessa efficacia.
In tutto questo, dobbiamo confessare che noi per primi abbiamo indistintamente chiamato il servizio che offrivamo “evento online” o “evento virtuale”. Sul nostro sito trovate una voce di menu “evento virtuale” solo perché ci pareva riuscisse a dare risposta ad una richiesta – ed effettivamente l’ha fatto – che era presente sul mercato. Ma se ci guardate dentro, trovate che usiamo indistintamente “online” e “virtuale” per descrivere come SharEvent può aiutare chi organizza eventi aziendali a creare esattamente il tipo di esperienza che vuole realizzare per il proprio pubblico e i propri investitori. Perché per noi la tecnologia non è un fine ma un mezzo, e quello che conta è sempre il risultato.

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