Intelligenza artificiale negli eventi: che fine fanno i nostri dati?

L'intelligenza artificiale sta rivoluzionando l'organizzazione degli eventi ma pone anche questioni - come quelle legate all’acquisizione e al trattamento dei dati - che richiedono attenzione. Cosa fare, allora?

L’organizzazione degli eventi è un’attività complessa che richiede pianificazione, coordinamento e attenzione ai dettagli. Con l’avvento dell’intelligenza artificiale le possibilità di ottimizzare questi processi sono cresciute esponenzialmente: per citare solo alcuni casi potremmo parlare dell’automazione dei compiti ripetitivi, che consente agli organizzatori di risparmiare tempo e risorse per concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto, o dell’analisi predittiva e dell’elaborazione rapida di grandi quantità di dati, che permettono di personalizzare l’esperienza degli eventi fino a livelli finora mai visti, con un aumento di engagement e la possibilità di raggiungere alti livelli di soddisfazione.

L’adozione dell’IA negli eventi si porta dietro, tuttavia, anche importanti questioni etiche e legali, che ancora non sembrano essere state messe a fuoco quanto e come dovrebbero. La prima riguarda il tema della trasparenza, ovvero di quello che si fa con l’IA e di come lo si fa, e della conoscenza dei meccanismi di funzionamento di questo potentissimo strumento. Senza volerci addentrare in temi molto ampi, vi rimandiamo all’EU Artificial Intelligence Act, il documento dell’Unione Europea del quale vi raccomandiamo comunque la lettura. Più semplicemente, qui vorremmo invece porre alcune questioni che pensiamo utili per affrontare con qualche cautela in più l’uso di questo nuovo strumento nell’organizzazione e gestione degli eventi e che ruotano intorno ai temi della raccolta ed elaborazione dei dati, del rispetto della privacy e della conformità alle regolamentazioni che sovraintendono a questi temi.

Una delle questioni che ci sta più a cuore, perché vediamo che interessa una fascia sempre maggiore di chi organizza eventi con la nostra piattaforma, è quella che riguarda in particolare l’elaborazione dei dati – soprattutto quelli personali degli iscritti agli eventi – tramite software che fanno uso dell’intelligenza artificiale. Certo, in questi casi l’elaborazione di grandi quantità di dati diventa più agile, veloce, precisa e consente di rendere subito operative le informazioni che vengono estratte, a beneficio delle attività di marketing data-driven e della pianificazione futura. E tutto questo è buono, molto buono, soprattutto in un mondo che va sempre più veloce e che ha quindi bisogno di risposte sempre più immediate ma corrette, per non sprecare risorse ed opportunità.
Quello che ci è capitato di osservare, però, è che a volte ci si affida a questi strumenti prima di aver fatto un’adeguata analisi dei rischi che il loro uso comporta e di aver adottato le cautele necessarie. 

Facciamo qualche esempio. 

Di chi è la proprietà dei dati una volta che questi vengono affidati per l’elaborazione ad un sistema di intelligenza artificiale? Dove saranno archiviati e come saranno usati? Sappiamo che molto probabilmente saranno impiegati per addestrare ulteriormente l’IA, per farla crescere e migliorare le performance. Ma quale è il costo di questo? E i rischi? E le responsabilità di chi ha compiuto fisicamente la cessione dei dati, soprattutto quando sono di terzi? Come sono stati informati questi “terzi” e come vengono gestiti i loro consensi? Tutte questioni che solo ora stiamo iniziando a porci ma che dobbiamo iniziare a farci proprio perché il tema corre veloce e la tecnologia ancora di più. 

Pensiamo a un caso semplice e piuttosto comune. Chi partecipa ad un evento lo fa sempre più spesso per aumentare la propria rete di relazioni personali e professionali e questo fa sì che chi organizza gli eventi sia interessato a dotarsi di sistemi capaci di fare “matchmaking” e facilitare il networking tra persone. L’intelligenza artificiale può essere un alleato fantastico per svolgere questa attività, perché può eleborare in maniera veloce e mirata grandi quantità di informazioni e restituire risultati immediatamente utilizzabili, che aiutino davvero Paolo ad incontrare Carla e Federica a conoscere Raffaele. Ma i dati di Paolo, Carla, Federica e Raffaele, per essere elaborati dall’intelligenza artificiale dove vengono inviati? Dove verranno archiviati? Potranno essere accessibili/recuperabili e modificabili come le normative richiedono? 

Farsi queste domande prima – e non dopo – aver deciso di utilizzare queste risorse può fare la differenza di fronte ad eventuali azioni legali ed evitare che gli organizzatori di eventi si trovino, magari da soli, a dover dare risposte quando i reali interlocutori sarebbero altri: quegli stessi provider dei servizi che però sono difficilmente raggiungibili quando non addirittura difficili da identificare. 

Certo, le principali istituzioni – a partire dal Garante Privacy – si stanno attrezzando per dare indicazioni, porre limiti e prevedere sanzioni. Tutte informazioni giuste, tempestive ed utili perché contribuiscono a dare linee guida da seguire per provare a governare la complessità. Quello che però le deve accompagnare, a nostro avviso, è uno scarto di mentalità a monte, che permetta di vedere il rischio prima che diventi minaccia e che consenta di evitare tanto di chiudere le stalle quando i buoi sono ormai scappati quanto di privarsi di opportunità per timore. L’altro giorno qualcuno parlava di una “patente di IA” da acquisire prima di poter utilizzare questi strumenti e chissà che non avesse ragione…

Comincia adesso a pianificare il tuo evento